Due esperienze, due strade, un unico obiettivo: crescere, imparare, divertirsi, scoprire nuove parti di sé e tornare a casa più ricchi dentro, più forti e più felici.

Ogni estate porta con sé una domanda importante, che coinvolge genitori e figli, aspettative e timori, emozioni ed entusiasmo:

“È meglio partire per il summer camp con un amico o da soli?”

È una domanda che ci viene posta spesso, soprattutto dai genitori che si apprestano a iscrivere per la prima volta i propri figli a un camp.

Ed è una domanda legittima, perché dietro la scelta si nascondono due vissuti molto diversi, due approcci emotivi distinti, due esperienze che, seppur opposte, hanno entrambe un enorme potenziale educativo e trasformativo.

C’è chi ha bisogno della presenza rassicurante di un volto familiare accanto per buttarsi con entusiasmo nell’avventura, e chi invece sente forte il desiderio di mettersi in gioco in modo nuovo, lontano dalle dinamiche quotidiane, in uno spazio in cui possa costruire da sé le proprie relazioni e i propri ricordi.

Entrambe le scelte sono valide e preziose, e possono rappresentare una grande opportunità di crescita personale.

In un contesto accogliente, inclusivo e ben strutturato come quello dei summer camp VIVA, ogni ragazzo, sia che parta con il suo migliore amico, sia che affronti l’esperienza da solo, viene guidato, sostenuto e accompagnato nel costruire relazioni nuove, nel superare piccole sfide quotidiane e nel trovare il proprio posto all’interno del gruppo.

In questo articolo ti portiamo dentro queste due possibilità, esplorandole nel dettaglio: cosa significa condividere il camp con un amico del cuore?

E cosa succede, invece, quando si parte da soli, senza conoscere nessuno?

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Partire con un amico: la forza della compagnia

Immagina di salire sul pullman o sull’aereo che ti porterà al tuo summer camp, con accanto la persona con cui ridi ogni giorno a scuola, con cui hai già condiviso mille partite a pallone, risate nei pomeriggi d’estate, compiti fatti di corsa e sogni raccontati sottovoce.

Partire con un amico è come portare con sé un pezzo di casa, una parte familiare che ti fa sentire subito al sicuro, anche in un ambiente completamente nuovo.

La presenza di un amico può trasformare i primi giorni di adattamento in un’esperienza più dolce, più fluida.

Riduce l’ansia da separazione, rende le nuove situazioni meno intimidatorie, e consente di affrontare le sfide quotidiane con una spalla su cui contare.

Dall’entrare nella sala mensa per la prima volta al partecipare a un laboratorio artistico, avere accanto un volto amico ti permette di sentirti subito incluso e più libero di essere te stesso.

Ma c’è di più, un summer camp condiviso può rafforzare un’amicizia già solida, regalando momenti di gioco, scoperta e crescita che diventano ricordi da custodire per tutta la vita.

Sfidarsi a calcio nella stessa squadra, imparare a fare rafting insieme, o semplicemente chiacchierare sotto le stelle prima di addormentarsi nella stessa stanza: sono tutte esperienze che saldano il legame, lo rendono più profondo e significativo.

Tuttavia, è importante che i ragazzi non vivano questa condivisione come una “bolla chiusa”.

Il rischio, infatti, è che restare sempre insieme impedisca di aprirsi agli altri, conoscere nuovi coetanei, lasciarsi sorprendere da chi magari, in un’altra situazione, non avrebbero mai avvicinato.

Ecco perché nei nostri camp incoraggiamo i ragazzi ad aprirsi al gruppo, attraverso attività che mescolano dinamicamente i partecipanti, favorendo l’integrazione, la collaborazione e la scoperta reciproca.

Per i genitori, il consiglio è chiaro: non forzate mai la partenza con un amico, ma se questa è una scelta naturale del bambino o ragazzo, supportatela come un’opportunità positiva.

E aiutate vostro figlio a capire che avere un amico al proprio fianco è un grande regalo, ma che ogni amicizia vera lascia spazio anche agli altri.

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Partire da soli: il più potente atto di autonomia

Ci sono ragazzi che, fin da subito, desiderano partire da soli, altri che magari non hanno amici disponibili nello stesso periodo, altri ancora che si lasciano convincere dai genitori, pur con qualche timore iniziale.

Ma una cosa è certa: partire da soli è un’esperienza potente, trasformativa, che può rivelarsi uno dei regali più grandi che un genitore possa fare a un figlio.

I primi momenti, per chi parte da solo, sono spesso carichi di emozione.

L’arrivo nella struttura, l’ingresso nella camera condivisa con sconosciuti, il primo pranzo nella mensa del camp… tutto è nuovo, ma proprio in questo spaesamento iniziale si nasconde la scintilla del cambiamento.

Perché nel giro di poche ore, tutto comincia a trasformarsi, i ragazzi si guardano intorno, si studiano, iniziano a parlarsi.

Complice la naturale empatia che nasce tra coetanei e un ambiente studiato per essere accogliente e inclusivo, anche i più timidi trovano il loro spazio.

Uno “vuoi giocare con noi?”, un sorriso mentre si dividono le squadre, una risata condivisa durante un’attività: basta poco per sentirsi parte di un gruppo.

Chi parte da solo impara qualcosa di enorme valore: sa di potercela fare, impara ad ascoltare, a osservare, a gestire piccole responsabilità quotidiane.

Impara a fidarsi di sé, a fare domande, a chiedere aiuto e a prendere decisioni e soprattutto, impara a costruire relazioni nuove, libere da etichette e dinamiche scolastiche.

Amicizie che nascono perché ci si sceglie, non perché si condivide un banco o una squadra.

Molti ragazzi che partono da soli tornano più aperti, più forti, più maturi, i genitori notano subito la differenza: nella sicurezza con cui parlano, nel modo in cui raccontano ciò che hanno vissuto, nel desiderio di ripartire, magari proprio con gli amici che hanno conosciuto lì.

Nei nostri Summer Camp, ogni ragazzo che parte da solo è accolto con particolare attenzione.

Il nostro staff è formato per riconoscere i segnali emotivi, per accompagnare i primi giorni, per facilitare l’inserimento e per creare relazioni basate sulla fiducia e sull’ascolto.

Nessuno viene lasciato indietro.

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Due strade, un’unica destinazione: crescere insieme

Qualunque sia la modalità di partenza, l’esperienza del summer camp è, sempre, un’esperienza di gruppo, di relazione, di condivisione.

Ed è proprio questa la vera ricchezza: i ragazzi imparano che non importa se conosci qualcuno o meno quando arrivi.

In pochissimo tempo, quel “qualcuno” sarai tu per gli altri, e loro per te.

Le giornate al summer camp sono scandite da momenti intensi: le lezioni d’inglese in classi internazionali, i laboratori creativi, i tornei sportivi, le gite, le serate tematiche, le attività all’aperto.

In ognuno di questi momenti, i ragazzi vengono stimolati a interagire, a lavorare in squadra, a scoprire l’altro.

Si impara a mettersi nei panni altrui, a rispettare ritmi e personalità diverse, a collaborare per il bene comune.

In questo contesto, chi è partito con un amico spesso allarga il suo cerchio di fiducia, chi è partito da solo, si ritrova in un gruppo che lo accoglie.

E tutti, indistintamente, scoprono il valore dell’amicizia vera, quella che nasce dalla condivisione autentica e non dalla comodità.

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🏀 Le attività che uniscono: dall’inglese allo sport, tutto è pensato per creare legami

Uno degli aspetti più straordinari del VIVA Summer Camp è che ogni attività, ogni momento della giornata, è progettato non solo per divertire e coinvolgere, ma anche per favorire la nascita di nuove amicizie.

A prescindere dal fatto che un ragazzo sia partito da solo o in compagnia, il modo in cui il programma è costruito fa sì che nessuno resti escluso e che ogni partecipante trovi facilmente la propria dimensione.

Le lezioni di inglese, ad esempio, non sono mai frontali o teoriche: si svolgono in piccoli gruppi, con insegnanti madrelingua esperti che puntano sull’approccio comunicativo e interattivo.

I ragazzi lavorano insieme, si confrontano, si aiutano a vicenda in giochi di ruolo, progetti creativi, quiz, presentazioni.

È in questo scambio continuo che nascono i primi sorrisi, i primi “come ti chiami?”, i primi “ti va se stiamo insieme in coppia?”.

Poi c’è lo sport, che da sempre è un linguaggio universale, i tornei di calcio, i match di basket, i giochi di squadra, le staffette e i percorsi a ostacoli: sono tutti strumenti pensati per far emergere lo spirito di gruppo, per promuovere la collaborazione, la fiducia reciproca, l’entusiasmo condiviso.

Anche chi parte da solo si ritrova in campo a fare il tifo per i propri compagni dopo pochi minuti.

A tutto questo si aggiungono le attività serali, i laboratori espressivi, le escursioni, i giochi notturni.

Ogni esperienza è una scusa per rompere il ghiaccio, per costruire legami autentici, per scoprire che, anche se vieni da un’altra regione o parli con un accento diverso, in fondo hai tante cose in comune con gli altri.

È così che, giorno dopo giorno, i ragazzi si trasformano in una vera squadra, non importa con chi sono partiti, importa con chi tornano: con nuovi amici e con il cuore pieno di storie da raccontare.

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🎭 Timidi, estroversi, curiosi: ogni personalità trova il suo spazio

Una delle caratteristiche più belle del summer camp è che non esiste un unico modo per viverlo.

Ogni ragazzo arriva con il proprio carattere, la propria storia, i propri ritmi interiori, c’è chi entra in scena al primo giorno come protagonista di ogni gioco, e chi preferisce osservare da lontano prima di fare il primo passo, c’è chi parla con tutti, e chi parla solo quando ha qualcosa da dire.

Tutti, però, trovano il proprio spazio.

Perché il vero valore di un camp educativo come quello di VIVA è proprio questo: rispettare la diversità, valorizzare le differenze, creare un ambiente dove ciascuno si senta accolto per ciò che è.

I ragazzi non vengono mai forzati a partecipare, ma incoraggiati con delicatezza, affiancati da uno staff attento, preparato e sensibile.

I tutor e gli educatori conoscono bene le dinamiche dell’inclusione e sanno quando è il momento giusto per coinvolgere un ragazzo con discrezione, senza metterlo in difficoltà.

Per i più estroversi, il camp è uno spazio ideale per esprimersi, sperimentare, mettersi in gioco.

Ma anche per loro può essere sorprendente scoprire nuovi lati di sé: la collaborazione, l’ascolto, la condivisione di ruoli e responsabilità.

Per i più riservati, invece, il summer camp può rappresentare una svolta autentica: l’occasione per uscire gradualmente dalla propria zona di comfort, per sentirsi visti e ascoltati in un contesto protetto, per acquisire fiducia e imparare a farsi avanti.

Spesso sono proprio loro, i più silenziosi al primo giorno, a lasciare il segno più profondo negli altri.

E per i più curiosi, quelli pieni di domande e sempre pronti a provare qualcosa di nuovo, il camp diventa un terreno fertile dove sperimentare, esplorare, costruire ricordi che li accompagneranno a lungo.

In ogni caso, nessuno viene giudicato o etichettato, il camp è un ambiente in cui si impara che essere diversi non è un ostacolo, ma un’opportunità.

E che nel rispetto reciproco e nella libertà di essere sé stessi, nasce l’amicizia più vera.

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🎯 E allora… qual è la scelta giusta?

La verità è che non esiste una risposta universale, ciascun bambino, ciascun ragazzo ha il proprio carattere, la propria storia, i propri bisogni emotivi.

Per alcuni, partire con un amico è il modo migliore per avvicinarsi con entusiasmo all’esperienza, per altri, partire da soli è l’occasione di fare qualcosa di grande per sé stessi.

Ciò che conta davvero è:

  1. scegliere un camp organizzato con professionalità, cuore e attenzione educativa
  2. preparare emotivamente tuo figlio, spiegandogli cosa lo aspetta, senza alimentare ansie
  3. accompagnarlo nel percorso, lasciandogli lo spazio per essere se stesso

Ogni estate al VIVA Summer Camp è un concentrato di emozioni, cambiamenti e scoperte, e le testimonianze che riceviamo dai ragazzi e dai genitori ci ricordano, ogni volta, quanto questa esperienza lasci il segno in modo profondo, autentico e spesso inaspettato.

Ci sono ragazze come Giorgia, 13 anni, che ha scelto di partire con la sua migliore amica del cuore, immaginando di vivere l’intera settimana solo in coppia.

E invece, in pochi giorni, si sono aperte al gruppo, hanno conosciuto coetanei di tutta Italia e creato una vera “squadra dell’amicizia”:

Poi ci sono storie come quella di Edoardo, 10 anni, che ha affrontato la partenza da solo, timido, silenzioso, abituato a stare nel suo mondo, è arrivato al camp con un po’ di timore ma con tanto coraggio.

E ha vissuto una trasformazione che ha emozionato anche il suo papà.

Non conta con chi si parte, conta cosa si scopre, conta chi si incontra e soprattutto, conta chi si diventa.

Perché al VIVA Summer Camp ogni ragazzo, ogni ragazza, con o senza un amico accanto, trova un luogo dove sentirsi accolto, valorizzato, ascoltato.

Un luogo dove vivere, forse per la prima volta, la libertà di essere davvero sé stessi e tornare a casa con nuovi sorrisi, nuove amicizie e nuovi orizzonti aperti nel cuore.