Famoso in tutto il mondo, il rugby è uno sport molto più antico di quanto si potrebbe immaginare.
La sua notorietà in tempi moderni si deve alla presenza di alcuni tornei internazionali e, soprattutto, all’inserimento tra le discipline olimpiche nel 2016. Da allora l’interesse per questo sport è cresciuto progressivamente. Ma quali sono le sue origini?
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L’origine spartana del rugby
Come molti altri sport, il rugby è una disciplina con radici attribuibili al periodo greco-romano. Esistono testimonianze documentate di un gioco con la palla praticato nell’antica Grecia e molto simile a quello che conosciamo oggi.
Prendeva il nome di epìskyros e prevedeva lo scontro di due squadre di giocatori che si disponevano in due campi delimitati da linee tracciate a terra.
Ricorda il rugby anche l’antico gioco dell’apòrraxis, anche questo di origine greca. A dispetto del precedente, però, sembra legato in maniera più diretta al basket, perché i giocatori dovevano far battere la palla sul pavimento e farla rimbalzare contro il muro.
Un altro gioco strettamente connesso al moderno rugby, e secondo alcuni il vero antenato di quello che si gioca oggi, è l’harpastum, sviluppato nella città di Sparta e che trovò grande diffusione in ambiente romano. Stando alle testimonianze scritte che sono giunte fino a noi, i giocatori si contendevano una palla nel corso di vere e proprie mischie.
Lo scopo era portarla oltre la linea degli avversari, in un campo da gioco rettangolare, con due linee di fondo e una mediana. Erano ammessi placcaggi, finte e passaggi.
Il gioco della soulein Francia e oltre la Manica
È chiaro quindi che il rugby nasce in epoche molto antiche, ma non è altrettanto facile capire come sia effettivamente arrivato ai giorni nostri, dato che nel corso del tempo si sono perse le testimonianze dell’evoluzione di questo sport.
È piuttosto difficile infatti seguirne la storia attraverso i secoli, a causa di diverse lacune. In particolare, le tracce si perdono fino al Medioevo quando veniva praticato il gioco della soule.
Questa era una disciplina diffusa in Francia intorno al dodicesimo secolo, soprattutto nelle regioni della Normandia e della Bretagna, sebbene una variante fosse nota anche al di là del Canale della Manica, con il nome di football.
Lo scopo nel gioco della soule era portare la palla oltre la linea del limite, che poteva essere semplicemente tracciata a terra o corrispondere ad un muro di cinta. Per farlo era possibile ricorrere ad ogni genere di azione con la palla e contro gli avversari. Ragione per cui il gioco venne progressivamente vietato dai monarchi.
A rimarcare il legame della soule con il rugby moderno è la palla utilizzata: a dispetto di quella prevista per altri giochi, era una vescica ricoperta di cuoio e riempita d’aria e fieno. Inoltre, la somiglianza delle regole con quelle dell’harpastum farebbe pensare ad un retaggio romano, che spiega perché questa disciplina fosse nota anche nelle terre della Gran Bretagna.
Ma anche perché il rugby sia tanto simile al calcio fiorentino, sport praticato ancora oggi in alcune zone italiane e che avrebbe raccolto l’eredità dell’harpastum.
La nascita del rugby moderno nel 1823
Anche se le testimonianze di una presenza in Europa sono antiche, la nascita vera e propria del rugby modernosi fa risalire al 1823, nell’omonima città della contea del Warwickshire. È qui che William Webb Ellis durante una partita di calcio prese in mano la palla e iniziò a correre, fino ad arrivare a fondo campo.
Questa vicenda, sebbene ancora dibattuta, è testimoniata da una lapide affissa presso la Rugby School della città, e ha portato ad attribuire la paternità dello sport a Ellis, nonostante lui non l’abbia rivendicata ufficialmente.
La questione non è mai stata chiarita ed è ancora oggi avvolta da un alone di mistero. In ogni caso, il nome di Ellis è parte integrante della storia sportiva, tanto che a lui è dedicata la Coppa del Mondo.
Quanto alle regole del rugby moderno, arrivarono solo verso la fine del 1800, quando la disciplina prese effettivamente la forma che conosciamo oggi. Distinguendosi in maniera netta dal football, in cui era comune tenere la palla in mano. Fino a quel momento perciò i due sport si somigliavano molto, per mancanza di regole specifiche.
La data che fa da spartiacque è il 26 gennaio 1871, quando a Londra si costituì la Rugby Football Union. È a questa che si deve la creazione di regole standard per tutti i giocatori di rugby.
Le principali stabilivano l’utilizzo di una palla ovale (ovvero con una forma che rendesse difficile calciarla) e la possibilità di correre tenendo la palla in mano. Vennero invece vietati i calci agli stinchi.
Un’altra regola fondamentale introdotta in quel periodo fu il limite dei giocatori, che venne inizialmente fissato a 20, per poi ridursi a 15 intorno al 1875.
La diffusione dello sport in Europa e nel mondo
Il successo dello sport fu pressoché immediato. Nel giro di pochi anni si diffuse in tutti i territori dell’allora Impero Britannico e nel 1886 venne fondato l’International Rugby Board, organo che ancora oggi ha compiti decisivi nella gestione della disciplina. Anche se nel 2014 ha cambiato nome in World Rugby.
Tradizionalmente l’Inghilterra è la nazione più legata alla storia e allo sviluppo del rugby. Tanto che ancora oggi vanta il più alto numero di giocatori al mondo e la sua nazionale è tra le migliori del globo, come dimostrano i numerosi successi nelle varie edizioni della Coppa del Mondo.
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La prima nazione a seguire l’esempio inglese è stata l’Irlanda, dove ha avuto inizio la diffusione su scala mondiale dello sport. Nel 1854 il rugby arrivò al Trinity College di Dublino, con grande apprezzamento da parte degli studenti. Le scuole furono un punto di approdo decisivo anche in Scozia, dove venne fondato il primo club di rugby nel 1858.
Progressivamente la disciplina è sbarcata in tutti i Paesi europei, con una rapida diffusione in Francia, che entrò a far parte del torneo annuale delle quattro nazioni britanniche nel 1910, trasformandolo nella sfida delle Cinque Nazioni. L’Italia vi si unì solo nel 2000, quando la competizione acquisì il nome di Sei Nazioni.
A livello mondiale, una delle zone in cui il rugby ha conosciuto una forte diffusione fin dalla metà del 1800 è l’Oceania. Basti pensare che all’inizio del ventesimo secolo, in Australia si contavano già più di 100 club.
La Nuova Zelanda invece lo ha eletto a sport nazionale. Un connubio che sembra indissolubile, perché non solo il gioco della palla ovale resta seguitissimo dal pubblico neozelandese, ma la loro nazionale è considerata la più forte al mondo.
In Africa il rugby trova la sua nazione di elezione nel Sudafrica. Ma anche territori come Figi, Samoa Occidentali e Tonga hanno dimostrato un forte legame con questo sport, riconoscendolo fin da subito come disciplina nazionale.